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La mindfulness è una pratica di "allenamento" del cervello
La funzione del cervello è quella di produrre emozioni e pensieri, ma spesso lo lasciamo lavorare senza una direzione, senza consapevolezza e si generano pensieri ed emozioni negative.
Questo corso ti aiuterà ad apprendere le abilità per ridurre lo stress quotidiano e migliorare la nostra efficacia complessiva nel lavoro, nello studio, nello sport, nelle relazioni e nel raggiungimento dei tuoi obbiettivi.
Gli studi neuroscientifici hanno mostrato modificazioni strutturali e funzionali del cervello, in tutte le sue componenti, sia corticali che nei nuclei sottocorticali, suggerendo che gli effetti della mindfulness potrebbero coinvolgere reti cerebrali su larga scala.
Secondo quanto emerge dagli studi di neuroscienze, la mindfulness potenzia alcune aree e ne riduce altre, rendendo così adeguata la produzione dei pensieri e delle emozioni.
Il corso si articola in 8 sessioni di una volta alla settimana nelle quali capiremo meglio cos'è questa tecnica e come potremo utilizzarla nella vita di tutti i giorni.
Il primo ciclo si svolgerà nei mesi di ottobre, novembre e dicembre il martedì alle 21:00.
La lezione comprenderà:
- spiegazioni sulla mindfulness
- pratica
- esercizi di attenzione e consapevolezza
- discussione e approfondimento delle sensazioni
- input per il quotidiano
Mindfulness e Neuroscienze
Diversi studi scientifici nel settore delle neuroscienze sono stati svolti negli ultimi decenni allo scopo di identificare le regioni cerebrali coinvolte nella pratica della Mindfulness e se queste pratiche modificassero strutturalmente o funzionalmente il cervello.
Questi studi hanno rilevato cambiamenti in molteplici aspetti delle funzioni cerebrali, sia nei principianti che nei più esperti.
Gli studi condotti con tecniche di Neuroimaging hanno permesso di indentificare correlazioni fra la pratica della mindfulness e la riduzione dello stress, la regolazione delle emozioni e l’aumento generale del benessere psicofisico mostrando modificazioni strutturali e funzionali del cervello, in tutte le sue componenti, sia corticali che nei nuclei sottocorticali, suggerendo che gli effetti della mindfulness potrebbero coinvolgere reti cerebrali su larga scala.
Le principali zone coinvolte sono:
- la corteccia frontale polare (che gli studi suggeriscono potrebbe essere correlata al potenziamento dell’abilità di meta-consapevolezza),
- le regioni corticali sensoriali e l’insula (aree deputate alla consapevolezza del corpo),
- l’ippocampo (struttura correlata ai processi della memoria),
- la corteccia cingolata anteriore, la corteccia cingolata media, la corteccia orbitofrontale, l’amigdala (aree note per essere correlate alla regolazione delle emozioni),
- il fascicolo longitudinale superiore e il corpo calloso (strutture coinvolte nella comunicazione intra e interemisferica).
Mindfulness e Attenzione
Punto nodale della Mindfulness è coltivare e regolare l’attenzione; rimanere impegnati nella meditazione richiede un buon controllo delle capacità attentive e molto frequentemente il primo e più evidente cambiamento riportato dai meditatori stessi è proprio l’aumento della capacità di mantenere l’attenzione.
L’attenzione, intesa come processo neurofisiologico, è suddivisibile in tre diversi componenti o domini di base:
- lo stare in allerta, essere pronti e quindi vigili per uno stimolo imminente;
- l’orientarsi, ovvero la selezione di informazioni specifiche da più stimoli sensoriali;
- il costruire una rete esecutiva, implicata nella risoluzione dei conflitti.
Gli studi hanno dimostrato come nel breve periodo la Mindfulness potrebbe essere associata al miglioramento del dominio dell’orientamento e della rete esecutiva, mentre periodi più lunghi di training di Mindfulness potrebbero essere correlati al miglioramento dello stato di allerta.
Le regioni del cervello che hanno mostrato le più consistenti modificazioni in relazione alla Mindfulness sono:
- la corteccia anteriore del cingolo, perno del dominio del controllo esecutivo;
- la corteccia fronto-insulare, parte integrante della rete che facilita l’elaborazione cognitiva attraverso connessioni a lungo raggio ad altre aree del cervello sia inter che intra emisferiche;
- la corteccia prefrontale dorsolaterale (PFC), studiata soprattutto in relazione al corso MBSR standard nelle persone con ansia sociale, in cui si è osservata una riduzione sensibile della stessa a un incremento del controllo frontale.
Mindfulness e Regolazione Emotiva
Il termine “regolazione delle mozioni” si riferisce alle strategie che possono influenzare quali emozioni sorgono, quando, per quanto tempo si manifestano, e come queste emozioni sono vissute ed espresse.
La meditazione Mindfulness si è rivelata efficace nel migliorare la fase di elaborazione delle emozioni, è stata correlata a una riduzione della reattività fisiologica a seguito delle emozioni “negative” e a una facilitazione del ritorno alla baseline emozionale dopo risposta a uno stressor. In definitiva, contribuisce ad abbassare l’intensità e la frequenza degli effetti negativi delle emozioni favorendo un miglioramento complessivo del tono dell’umore
Diversi studi di neuroimaging hanno trovato riscontro nei risultati ottenuti; la Mindfulness rafforza i meccanismi di controllo cognitivo prefrontale determinando, quindi, la riduzione dell’attività dell’amigdala.
Un altro beneficio osservato è stato il miglioramento del controllo delle sensazioni di dolore associato a una maggiore attività nelle aree coinvolte nel regolazione cognitiva dell’elaborazione nocicettiva (ACC e insula anteriore) e nelle aree coinvolte nella valutazione dello stimolo doloroso (la corteccia orbitofrontale), e a una ridotta attivazione della corteccia somatosensoriale primaria.
Nei praticanti esperti la riduzione del dolore è associato a una diminuita attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale e ventrolaterale e a una migliore regolazione delle aree deputate alla valutazione del dolore primario ovvero la regione dell’insula, la corteccia somatosensoriale e il talamo.
Mindfulness e Consapevolezza
Esistono ancora relativamente pochi studi che indagano il rapporto tra Mindfulness e Consapevolezza; questi, seppur preliminari ipotizzano che la pratica della meditazione consapevole possa essere associata a una rappresentazione di sé più positiva, a una maggiore autostima e accettazione.
Attraverso gli studi di risonanza magnetica funzionale e strutturale si è indagato soprattutto il ruolo del circuito DMN (Default Mode Network) in relazione alla consapevolezza, registrando complessivamente un abbassamento della soglia di attivazione dello stesso, dato che permette di ipotizzare un incremento della percezione ed elaborazione dei dati provenienti dall’esterno in condizioni di riposo vigile e una riduzione dell’attivazione delle reti autoreferenziali. In definitiva una sorta di incremento dell’attenzione vigile, anche in fase di riposo, senza attivazione dei sistemi di allerta e con maggiore percezione propriocettiva.
Le neuroscienze sono abbastanza giovani e tutt'ora continuano gli studi scientifici per indagare gli effetti sulla mente: certamente il dato di maggior rilievo è la prova che si sono rilevate modificazioni sia delle strutture corticali che nei nuclei profondi del cervello, correlate alla pratica Mindfulness, con conseguente miglioramento della capacità attentive, della regolazione delle emozioni e dello stato di consapevolezza.
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